Nessuna bolla per le Big del Tech

22 Settembre 2020 _ News

Nessuna bolla per le Big del Tech

Correggendo gli utili per gli asset intangibili, come i costi di ricerca e sviluppo, le valutazioni e i multipli di Borsa appaiono tutt’altro che “tirati”

 

Crescita degli utili, assenza di debito e valutazioni che, considerando gli utili rettificati per gli asset intangibili, appaiono tutt'altro che “tirate”.

Sono le caratteristiche principali delle moderne società tecnologiche, che ne fanno i titoli difensivi del mercato, soprattutto in un mondo generale che non cresce.

“Stiamo parlando di un settore che non è più quello del 2000 e che quindi è ben lontano da un potenziale effetto bolla”, spiega Stefano Reali, gestore di Pharus. Il vero punto critico sono le valutazioni, che all'apparenza potrebbero sembrare eccessive. Soprattutto se si guarda ai principali multipli di mercato, come il p e ratio o il Peg (rapporto tra p/e e tasso di crescita atteso degli utili). Amazon, per esempio, ha un p/e di 113, mentre Facebook, Apple e Alphabet (che controlla Google) hanno un rapporto prezzo/utili di circa 33. Netflix, invece, per chiudere il quadro dei cosiddetti Faang, ha un p/e di circa 79.

Valutazioni eccessive, ma cambiando prospettiva il quadro migliora sensibilmente. Partiamo da un confronto tra gli utili e la capitalizzazione di mercato. “Se nel 2001 le allora dot com generavano appena 90 miliardi di utili a fronte di una capitalizzazione totale di 6,5 trilioni di dollari, oggi gli utili delle moderne società tecnologiche sono quasi quintuplicati e arrivano a 420 miliardi, contro una capitalizzazione di mercato che è solo raddoppiata a 13 trilioni – argomenta Reali – A questo si aggiunge un trend medio di crescita del settore tecnologico che è più che doppio rispetto al mercato in generale (15% contro il 7%)”.

Significativo anche il profit margin (il rapporto tra utile netto e i ricavi), che per i titoli tecnologici viaggia in media intorno al 20% contro il 12% del mercato. Arrivando, infine, ai multipli di Borsa, rettificando gli utili per gli asset intangibili, come i costi di ricerca e sviluppo (che determinano il vantaggio competitivo in termine di innovazione), le valutazioni delle Big americane della tecnologia appaiono tutt'altro che tirate – conclude Reali – E società come Google vedono il p/e ridursi da 32 a 23, con uno sconto del 30% circa rispetto alle attuali quotazioni di Borsa”.“

Il Covid-19 ha fatto capire che il futuro dei mercati è nella tecnologia. 

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