L’euro-dollaro punta verso quota 1,30

07 Agosto 2020 _ News

L’euro-dollaro punta verso quota 1,30

Da un punto di vista tecnico, il cambio euro dollaro si trova a ridosso di una resistenza molto importante a 1,20, il cui superamento farebbe indebolire ulteriormente il biglietto verde

Gli occhi di gestori, analisti e investitori sono tutti puntati sull’euro-dollaro che, dopo l’impennata delle ultime settimane, ha prima superato i massimi dello scorso 3 settembre (a 1,15) per poi spingersi a ridosso dei record di gennaio 2017, toccati a quota 1,209.
Un movimento che non è arrivato in modo del tutto inaspettato, soprattutto se visto dalla prospettiva del dollaro. Negli ultimi 20 anni, il biglietto verde ha sempre funzionato come hedging durante le fasi di crollo dell’S&P 500. Viceversa, quando il mercato azionario si avviava verso la ripresa, il dollaro è sempre andato incontro a un deprezzamento. È accaduto nel 2001, quando la valuta americana ha perso il 50% circa sul rimbalzo dell’S&P 500, e così anche nel 2008 quando, a fronte di un recupero dell’indice statunitense del 55%, il biglietto verde si è svalutato del 30% circa. E il 2020 non è stato differente, con il dollaro che, sul rimbalzo dell’S&P 500, è crollato del 12 per cento.

 

Il punto di vista tecnico

Da un punto di vista tecnico il cambio euro-dollaro si trova ora davanti a un bivio, con la tenuta di area 1,20 (valore medio del cambio dal 1975) che è fondamentale per il futuro del biglietto verde. Attorno a questo livello, infatti, passa la resistenza mobile che unisce i massimi decrescenti dai record raggiunti a luglio 2008 a quota 1,60. Da allora è partito un trend decrescente caratterizzato da onde al ribasso del 20% seguite da spike al rialzo di circa il 20%. Se ora fossimo in uno spike al rialzo, quindi, sarebbe lecito attendersi un’ulteriore impennata dell’euro-dollaro verso quota 1,30, con un upside rispetto ai livelli attuali dell’8% circa. Se la resistenza a 1,20 dovesse confermarsi tale, invece, il dollaro potrebbe anche riprendere il movimento discendente in atto dal 2008, con un primo obiettivo a 1,15 e un successivo in area 1,10.

 

Coprirsi a basso costo

Non è facile sbilanciarsi in questo momento sul futuro dell’euro-dollaro. Ma se andiamo oltre il mero aspetto tecnico, sembrano esserci tutte le condizioni per un dollaro sempre più debole. A partire dal rendimento 10y Treasury americano, con il decennale che è crollato allo 0,53 per cento. E poi, nella risposta alla crisi sanitaria, l’America è molto più indietro rispetto all’Europa. Inoltre, se si guarda alle valutazioni dei singoli asset, il Vecchio Continente oggi è molto più economico rispetto agli Stati Uniti e questo potrebbe spingere molti investitori a privilegiare strumenti europei a discapito di quelli americani.
In questo scenario, ci si può tutelare da un ulteriore indebolimento del dollaro coprendosi dal rischio di cambio. Attualmente i costi di copertura (misurati dal differenziale tra il Treasury 10 anni e il Bund) non sono eccessivi. Anzi, sono sui minimi dal 2013 e ammontano a circa l’1% (solo sei mesi fa erano al 3%). Proprio per questo, in Pharus abbiamo deciso di continuare con la nostra strategia di copertura.

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