Portafogli Tradizionali vs SRI: Analisi e Commenti

07 Dicembre 2022 _ News

Portafogli Tradizionali vs SRI: Analisi e Commenti

La finanza può essere davvero sostenibile? E la finanza sostenibile produce risultati migliori di quella che non lo è? Questo tema analizzato a livello regolatorio terrà banco in Europa nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, ma l’analisi che vorremmo affrontare con differenti gradi di sensibilità e complessità è volta a comprendere se il bias SRI o ESG possa apportare realmente valore aggiunto all’investimento.

Nel corso degli ultimi anni la sensibilità di istituzioni, aziende e cittadini verso i temi legati alla sostenibilità è enormemente aumentata determinando un vero e proprio boom degli investimenti ESG.

Questa diffusa consapevolezza della necessità di un nuovo modello di sviluppo più inclusivo è in realtà una nuova moda o un vincolo al processo di investimento che può incrementarne il risultato?

Innanzitutto è necessario distinguere tra ESG ed SRI.

L’acronimo ESG (Environmental, Social, Governance) è stato coniato per la prima volta nel 2005; la lettera “E” si riferisce a tutte le attività di un’azienda nell’ambito ambientale; la “S” indica l’aspetto sociale e i criteri ad essa collegata (ad es. attenzione ai diritti umani); la “G” di Governance, infine, riguarda i temi della gestione aziendale, che deve essere ispirata a buone pratiche e a principi etici. 

SRI invece sta per Social Responsibility Investment: gli asset, in questo caso, devono appartenere ad aziende ed enti che rispecchiano un determinato imperativo morale, che può essere più o meno abbracciato dagli investitori (ad esempio, non investire nelle aziende che vendono alcolici e tabacchi oppure evitare i titoli di Stato di paesi retti da dittature).

La differenza è meno sottile di quello che si possa pensare in quanto, mentre la prima definizione indica parametri e vincoli oggettivi da perseguire, la seconda è “maggiormente soggettiva” in quanto è il singolo investitore che attribuisce un “personale” significato e quindi gli investimenti SRI acquisiscono valore etico in relazione alle preferenze di un certo tipo di investitore.

Passando ora all’analisi delle performance di mercato, abbiamo individuato 3 categorie geografiche (USA, EUROPA e Mondo) nelle quali abbiamo confrontato il risultato dei principali benchmark nella versione ESG e non, calcolando inoltre la relativa volatilità.

 

 

 

 

 

 

Come si può osservare gli investimenti che hanno seguito il bias ESG hanno ottenuto rendimenti superiori rispetto alle strategie non-ESG mantenendo un livello di volatilità perfettamente confrontabile ed in alcuni casi inferiore al parent index; nel corso di quest’anno le performance degli indici in entrambe le versioni hanno subito purtroppo le medesime correzioni, senza manifestare particolari condizioni di stress eccessivo.

La rivoluzione sostenibile degli investimenti è un dato di fatto e appare inarrestabile. Lo certificano i numeri, stando ai quali ogni anno aumentano anche i piani previdenziali che includono i fattori Esg nelle loro scelte di investimento. In Italia ormai oltre tre su quattro adottano criteri di sostenibilità.

Pertanto possiamo affermare che, Sì, investire ESG è premiante e che, NO, non può essere considerata solamente una “scelta di moda”.

 

 

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